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Chiesa San Nicola

Chiesa San Nicola


La chiesa di San Nicola è costituita da due corpi di fabbrica, posti su due livelli: il superiore, edificato tra il 1450-60 d.c., è dedicata a San Nicola; quello inferiore, di epoca precedente, è dedicato a Santa Maria delle Grazie. La Chiesa superiore, a navata unica, ha assunto un aspetto baroccheggiante, grazie ai rifacimenti tardo-settecenteschi. In origine l’edificio ecclesiastico doveva avere diverse affinità con la coeva chiesa di S. Bernardino, come testimonia lo storico Antonio Salmena, cultore di memorie locali vissuto nel XIX secolo. Presentava infatti soffittatura in legno cassettonato e crocifisso in legno collocato similmente sopra la trave-catena. Elemento superstite di tali derivazioni tipologiche-stilistiche. Rimane attualmente soltanto il portale maggiore di forma ogivale, che rievoca quello della chiesa bernardiniana. Tra le opere che costituiscono il patrimonio storico-artistico di questa chiesa è da menzionare, la Madonna di Trapani eseguita tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. La statuetta, in marmo d’alabastro bianco, discende dal tipo di Nino Pisano eseguita, tra il 1340-’45, per la Chiesa dell’Annunziata di Trapani ed è collegabile ad altri esemplari simili presenti a Saracena e ad Altomonte. Di pregevole esecuzione è la Madonna tra S. Lucia e S. Caterina d’Alessandria, tela commissionata nel 1598, originariamente per l’altare maggiore, dall’Università di Morano che aveva patronato in questa chiesa. È opera di Pedro Torres, pittore attivo a Napoli tra il 1591 e il 1603, ben rappresentato a Morano. Al XVI secolo risalgono sia la Circoncisione (IV altare a destra), che la Trinità (1580). La pala della ‘Trinità’, ora in sacrestia, è assegnabile a Giovan Tommaso Conte, seguace negronesco, attivo sul finire del secolo XVI nella vicina Castrovillari. La tela decorava l’altare della Congrega della Trinità o dei ‘Sacchi Rossi’ (in origine nell’abside della Chiesa superiore). L’Immacolata, la Madonna del Carmine e le Anime del Purgatorio (III e IV altare a destra) sono opere della seconda metà del XVIII secolo, attribuite al moranese Fedele Lo Tufo (1730 c. – 1822 c.). L’arredo ligneo della chiesa è di ottima fattura locale: il Coro di A. Fusco è del 1779; di Giorgio Frunzi (1795) è sia il Confessionale (a sinistra della navata) che lo Stipo a muro della Sacrestia.

Il Succorpo ipogeo, dedicato a Santa Maria delle Grazie, risale ad epoca precedente rispetto alla chiesa superiore ed è di difficile datazione. Sotto il pavimento si trovavano, fino alla fine del XIX, le tombe dell’antica famiglia dei baroni Salmena. Stesso patronato aveva l’altare della Madonna del Carmine, spostato nel succorpo nel corso del XVII secolo, per volontà di Domenico Salmena. La tela che decorava questo altare (la prima a destra del succorpo), raffigura la Madonna del Carmine tra S. Silvestro e S. Francesco di Paola ed è attribuita a pittore di cultura fiammingheggiante della fine del XVI inizi del XVII secolo. Di fronte a questo altare è collocata la tela della Madonna del Buon Consiglio, protettrice degli italo-albanesi, che si assegna a pittore locale del XVIII secolo. Sull’altare maggiore si ammira la suggestiva Madonna delle Grazie detta anche della Candelora (sec. XVI) dal titolo dell’omonima Confraternita che aveva sede nel succorpo.